C’era anche Valentina Silvestri, domenica scorsa, tra i 3.000 che sono scattati da piazza della Signoria di Firenze per la 47^ edizione della 100 Km del Passatore. La nostra portacolori si è resa protagonista di un’ottima prova, arrivando a Faenza dopo 10h 16’14” e chiudendo 16° donna assoluta e 2° nella categoria F35.
Valentina, sei contenta del risultato?
«Non sono contenta… sono super contenta. Ho iniziato a correre 4 anni fa e prima di allora non avevo mai fatto nulla che assomigliasse nemmeno lontanamente allo sport».
Questa, però, non è stata la prima volta alla 100 Km.
«Il primo “Passatore” l’ho fatto 2 anni fa, a distanza di un mese e mezzo dalla mia prima maratona nell’aprile 2017. Quando mi sono resa conto di aver ottenuto un risultato discreto (11h20′), senza un allenamento adeguato, ho capito di essere più adatta per le lunghe distanze. Per l’edizione 2018 allora mi ero preparata 6 mesi ma due settimane prima dell’evento ho subito una microfrattura alla tibia. Nonostante l’infortunio, ma testarda ed inconsapevole della sua gravità, sono partita comunque fino ad essere costretta al ritiro intorno al 15esimo km. A febbraio 2019, dopo cinque mesi di inattività ed un intervento all’intestino, ho ricominciato ad allenarmi senza molte speranze. Visti i miei “facili” infortuni ho fatto meno km di quelli consigliati per preparare una gara così lunga (una media di un 80/90 km a settimana) e ho integrato tutto con sessioni di bicicletta e palestra per rafforzare i muscoli che non ho mai avuto».
Come ci si alimenta prima di una gara così massacrante?
«Mangio e bevo quello che mi va, anche perché la vita è meglio godersela».
Durante la prova hai attraversato momenti difficili?
«Al 93° km quando mi si è scaricato il Garmin e non avevo la minima idea di quanto mancasse al traguarda. Lì la testa mi stava abbandonando, ma grazie all’incitamento dei miei migliori amici, sono arrivata a Faenza».
Il prossimo anno ti troveremo ancora al via?
«Un’ultramaratona, se non rischiassi infortuni, la correrei tutti i giorni, perché è davvero un’emozione incredibile. Per il 2020 sono del parere che bisogna puntare sempre in alto, visto che a scendere c’è sempre tempo. L’importante, però, è rispettare il proprio corpo e capirne i limiti».
Un grazie a…
«Al mio allenatore Giovanni Cavina. Un amico veterano delle ultramaratone che mi ha insegnato come si corre la 100 km del Passatore, una corsa dove è molto importante dosare tempi ed energie».