L’anniversario del record (stabilito ai campionati regionali assoluti 1991, svoltisi a Parma) è scoccato il 26 maggio. Dopo tre decenni, dalle parti del Romeo Galli si spera di poter riscrivere presto la miglior misura all-time della società di Massimo Cavini, anche sull’onda del rinnovato interesse per la disciplina a seguito dell’oro olimpico di Gianmarco “Gimbo” Tamberi.
Quello nel salto in alto è il quarto record imolese maschile più longevo: dal 1991 nessuno, con la canotta della Sacmi Avis, ha saputo saltare in alto più di 1.98, misura fatta registrare esattamente trent’anni fa da Nicola Neretti. Il classe ’72 aveva cominciato a praticare atletica fin da ragazzino, arrivando a toccare quota 1.70 a 14 anni, in occasione degli immancabili Giochi della Gioventù. Se il salto in alto era la specialità della casa, Nicola si cimentava anche nel salto in lungo, nel lancio del giavellotto e, quando c’era necessità, nella staffetta.
Intanto il protagonista di quel salto è passato dalla pedana alla cattedra e dalla Romagna all’America, diventando professore di una prestigiosa università del Rhode Island.
«Nicola era entrato nel mondo dell’atletica con Graziano Sentimenti, che cercava di avvicinare i ragazzini delle scuole a questo sport- racconta papà Edmondo, -mentre negli anni successivi i punti di riferimento divennero gli allenatori Sergio Poli e Orfeo Costa. Quello di quegli anni era un bellissimo gruppo: tra gli altri compagni ricordo Stefano Bettini e Igor Bacchilega (recordman imolese nel getto del peso, ndr), con cui mio figlio era molto amico. Questa bella atmosfera ha consentito a Nicola di divertirsi alla grande: ha sempre praticato l’attività sportiva per sfogarsi e rilassarsi, senza pretese.
Dopo il record imolese continuò a gareggiare per l’Atletica Imola per qualche anno, fino al ‘97». L’avventura con la Sacmi Avis si interruppe per cause di forza maggiore: «Nicola si era laureato in fisica a Bologna, e il suo relatore gli propose di accompagnarlo negli Stati Uniti durante l’estate. Quello che doveva essere un semplice viaggio di studio si trasformò in molto di più: la tesi di laurea venne apprezzata al punto che a Nicola fu offerta la possibilità di rimanere là stabilmente. Nei successivi tre anni fece il dottorato oltreoceano e poi avviò la sua carriera, e tutt’ora si trova negli USA come professore universitario. Abita a Boston ma insegna nella vicina Providence, alla Brown University. Tra gli altri ha conosciuto Leon Cooper, premio Nobel per la fisica nel 1972. Mio figlio ha lavorato a numerosi progetti, anche nel campo della biologia, settore in cui è tutt’ora molto impegnato».